Vincitore: ALEXANDRE HMINE
Il premio Studer/Ganz 2017 è stato assegnato a Alexandre Hmine per il manoscritto «La chiave nel latte». Il premio, che ammonta a 5000 franchi, viene attribuito alla migliore opera prima in prosa e prevede la pubblicazione dell’inedito presso l’editore Gabriele Capelli di Mendrisio. Una giuria di esperti composta di cinque membri ha selezionato il testo vincitore da una rosa di dieci partecipanti.
Storia di formazione di un ragazzo di origine marocchina, «La chiave nel latte» procede per frammenti di ricordi a cavallo tra il Ticino, dove il protagonista cresce con l’anziana Elvezia e un Marocco più sognato che reale. L’autore fa emergere la complessità dei personaggi e dei luoghi attraverso una scrittura che procede con naturalezza in contesti culturali e linguistici diversi.
La consegna ufficiale del premio si è tenuta il 17 aprile alle 18.30 presso la Biblioteca cantonale di Bellinzona.
Laudatio di Anna Ruchat, membro della giuria pdf scaricare
Ritratto dell’autore
Alexandre Hmine è nato a Lugano nel 1976. Dopo aver conseguito la maturità presso il Liceo 2 di Lugano, si è laureato in Lettere all’Università di Pavia. È stato redattore per la RSI, ha collaborato col settimanale «Azione» e dal 2004 insegna italiano nelle scuole superiori del Cantone, dal 2011 al Liceo 1 di Lugano.
Letture/Premi
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Dati del libro
Alexandre Hmine. La chiave nel latte. Romanzo
gabriele capelli editore, Mendrisio 2018
208 pagine, brossura cucita
ISBN 978-88-97308-64-5
Indicazioni sul contenuto
«La chiave nel latte» racconta la storia di un ragazzo di origini marocchine che cresce in Ticino, nell’Alto Malcantone, dopo che la madre lo ha affidato a un’anziana vedova di nome Elvezia. Il romanzo procede per frammenti, ricordi che la voce narrante riporta alla luce: i giocattoli dell’infanzia, le feste religiose, le partite di hockey sull’asfalto, le infatuazioni; ma ci sono anche le vacanze a Casablanca, una città che il protagonista vede per la prima volta a dieci anni e che immediatamente suscita in lui sentimenti di spaesamento e di rifiuto. Pur sentendo sua la Svizzera, non potrà eludere una messa in discussione della propria identità che lo porterà a interrogarsi e a interrogare i lettori fino alle ultime pagine del libro.
Una scrittura essenziale e precisa, che mescola con naturalezza lingue e culture diverse, dal dialetto dell’Alto Malcantone a quello del Marocco, dal gergo sportivo ai classici della letteratura italiana.
Assaggio di testo
Vedo i tovaglioli di stoffa piegati accuratamente, il barattolo arancione di Ovomaltina, la zuccheriera in ceramica e due piatti sui quali l’Elvezia ha preparato gli Zwieback. Sono spalmati di burro e marmellata – ciliegie, more, prugne o fragole. Devo aspettarla, composto, senza far dondolare la sedia, le mani sul tavolo e la schiena diritta. Affranco il tovagliolo al bavero del pigiama.
Sento gli zoccoli strascicati sulle piastrelle. Arriva impugnando le chicchere fumanti. Appoggia la mia accanto al piatto, poi versa l’Ovomaltina invitandomi a soffiare, che scotta. D’altronde non devo mica prendere il treno.
Ubbidisco, soffio.
Nell’attesa, mi racconta del marito defunto – l’ha costruita lui la casa che adesso abitiamo noi –, storielle di quando era bambina – delle faticose scarpinate per raggiungere la scuola, dei suoi maestri e delle classi numerosissime.
«Che cucù» si rimprovera quando la memoria la tradisce.
Mi piace ascoltarla.
Comincio a zufolare. L’Elvezia aggrotta la fronte, si scurisce in volto e ammonisce:
«Mócala! A tavola non si canta e non si cifóla!»
Mi scappa una risata. Allora lei minaccia di suonarmele:
«L’è scià!» dice fissandomi. «Va’ che la ’riva!»
L’asilo si intravede appena, dietro la siepe, eppure, quando passo, guardo sempre. Già da lontano metto a fuoco la fermata della posta o meglio dell’auto-postale, la pensilina e la folta siepe che lo protegge. Avvicinandomi, osservo il cancello, l’ingresso e un pezzo di scivolo – o di altalena? Più in basso, la facciata scoperta, le finestrelle, i giochi, i pendii verdi. Segna un confine, il punto in cui cambia la pendenza della strada – l’automobile prende velocità – le case diradano, fanno spazio agli alberi.
Percorro il breve corridoio, fino al mio posto. Appendo il sacco al gancio e mi siedo sulla panchina.
©gabriele capelli editore, Mendrisio
Giuria
Jacqueline Aerne, Gabriele Capelli, Cristina Foglia, Monica Pavani, Anna Ruchat
Moderazione: Antonio Rossi